prov. di avellino

Caposele (Av), piazza Sanità e monumento ai caduti

Caposele (Av), piazza Sanità e monumento ai cadutiA differenza di molti paesi del sud Italia, posizionati sulla cima di colline o di speroni rocciosi, Caposele si impone per la sua particolare ubicazione. Adagiato in una pittoresca conca ai piedi del Monte Paflagone, il paese si presenta al visitatore non su alture o poggi scelti per la loro naturale funzione difensiva, bensì come una ‘città di sorgente’. Esso infatti, è nato nel luogo dove sgorgano, copiose e fredde, le acque del fiume Sele. Ed è proprio da questo fiume che Caposele prende il nome: “Caputsylaris” ovvero “capo, inizio del Sele”. Secondo l’Antonini Caposele fu fondata nel periodo delle guerre fra i Sanniti e i Romani da coloro che si ritrovavano da luoghi di scontri militari[4]. E qui uno scontro militare ci fu. Narra Paolo Orosio che “ad caput sylaris” ci fu la sanguinosa sconfitta di Spartaco, il quale proprio presso le sorgenti del Sele vide definitivamente tramontare il suo sogno di libertà. Non solo, il luogo fu abitato anche dai Romani: nei primi anni dell’Ottocento, ad opera dell’illustre dottore Nicola Santorelli fu scoperta poco distante dal centro abitato, in località Preta, un’importante lapide (conservata al Museo Archeologico di Avellino) del tempo dell’imperatore Domiziano attestante l’esistenza di un collegio sacerdotale dedicato al culto del dio Silvano[5]. Secondo un’altra ipotesi Caposele venne costituita da abitanti dell’antica Posidonia (Paestum) che risalendo il nome del fiume diedero il nome al monte (Paflagone) e al fiume stesso. Quale che fosse l’origine del paese, certo è che i primi abitanti costruirono le loro dimore ai piedi del monte dove appunto una copiosa quantità di polle sorgive – circa 100 – formavano un laghetto prima di dare origine con salti e balzi ad uno spumeggiante fiume diretto verso Posidonia (Paestum). Sicuramente la ragione di tutto questo fu il beneficio che la gente poteva trarre dall’acqua. Le prime notizie di un feudo e un probabile castello risalgono al periodo normanno, probabilmente al 1160, quando Filippo di Balvano ne divenne il proprietario e inviò alcuni militi alla spedizione in Terra Santa per la conquista di Gerusalemme. Nel corso dei secoli, il territorio passò nelle mani degli Svevi e degli Angioini. Sotto gli Aragonesi, una parte, probabilmente la zona chiamata Capodifiume, venne data a Jacopo Sannazzaro. Nel 1416 la regina Giovanna II di Napoli affidò le entrate del feudo ad Antonio Gesualdo. E fu con Luigi II Gesualdo che Caposele raggiunse il suo grande vigore. Così nel 1494 Caposele ottenne il titolo di “Universitas” cioè di Comune autonomo in grado di eleggere liberamente un sindaco per alzata di mano dei suoi abitanti e di amministrare la giustizia. Un grande privilegio questo dato ai sudditi, che, nel frattempo, scelsero anche un santo patrono, San Lorenzo, per la chiesa madre ed uno stemma per il proprio comune. Nel XVII secolo il territorio di Caposele passò ai Ludovisio che l’acquistarono e rivendettero più di una volta. Tutto ciò spesso li costrinse a lasciare il castello. Allora comunità religiose e confraternite occuparono l’intera zona, le chiese aumentarono di numero e famiglie di estrazione ed origine diversa si affiancarono sempre più ai casali intorno alla Chiesa e alle proprietà private. La peste del 1656 decimò la popolazione del paese. Narrano le fonti che di 3000 abitanti ne morirono in quel frangente più di 2500. Un’altra triste calamità che si abbatté sul paese fu il terremoto del 1694 che pure provocò numerose vittime. Nel 1714 fu nominato principe della Terra di Caposele Inigo Rota. Nel 1771 il territorio passò nelle mani di Carlo Lagni, marito di Ippolita Rota, figlia di Inigo, dalla quale lo ottenne per via matrimoniale Carlo Lagni, ultimo signore del luogo sino all’abolizione dei diritti feudali (1806). Nei primi decenni del 1500 esisteva già una piccola chiesa dedicata alla Mater Domini, che dà il nome ad una frazione di Caposele. Qui Sant’Alfonso Maria de’ Liguori venne in missione e aprì una casa religiosa dove, nel 1755, morì San Gerardo Maiella. Durante il Regno di Napoli e il Regno delle Due Sicilie fu un comune appartenente al Distretto di Campagna, della Provincia di Principato Citra. Con l’unità d’Italia venne assegnato alla provincia di Avellino. Agli inizi dell’800 Caposele era composto da un nucleo che era il Castello e dal borgo di “Capo di Fiume” isolato dal resto da un vallone ricoperto di orti ed, infine, dagli agglomerati periferici (Pianello, Casali, etc.). I lavori per la captazione delle sorgenti del Sele ad inizio ‘900 per la realizzazione dell’acquedotto pugliese modificarono totalmente l’assetto urbanistico: tra i due nuclei storici (Zona Castello e Zona Sorgenti) si costruiscono nuovi edifici abitativi; le costruzioni si incrementarono negli anni ’50 e così Via Roma e Corso Europa diventano le vie più importanti del paese. È stato uno dei comuni colpiti dal Terremoto dell’Irpinia verificatosi il 23 novembre del 1980.