prov. di caserta

Santa Maria Capua Vetere (CE), piazza Matteotti

Santa Maria Capua Vetere (Ce), piazza MatteottiSanta Maria Capua Vetere appare come uno dei tanti vivaci centri che popolano l’affollata pianura Campana. la sua posizione geografica è felice: riparata dal monte Tifata, dolce colle dell’appennino meridionale, si trova a poca distanza da una grande ansa del fiume Volturno. Il territorio è particolarmente fertile tanto che i Romani lo consideravano “FELIX”: ferace, estendendone poi il concetto dalla natura all’intera Campania. Nel tempo, comunque alle attività agricole di antica tradizione si sono affiancate molte industrie(ora in gran parte dismesse). E’, peraltro, un polo terziario: oltre al tribunale e ad altri enti territoriali, vi sono facoltà universitarie di primaria importanza e notevoli attività commerciali. La città, luogo dell’antica Capua, è dotata di un ricchissimo patrimonio artistico: rovine e templi intatti di epoca romana, chiese di origini paleocristiane e palazzi settecenteschi, monumenti celebrativi e suggestivi giardini, affreschi trecenteschi e pale rinascimentali. La sua storia trimillenaria si snoda attraverso una serie ininterrotta di splendori e di miserie, di grandezza e di rovine. L’aspetto attuale della città nasconde la sua origine tanto antica, ma alcune testimonianze permangono irriducibili conservando ancora una struggente bellezza. A dare linfa alla città fu il seme nuovo del Cristianesimo. La tradizione racconta che San Pietro, diretto a Roma e proveniente da Antiochia, dopo una sosta a Napoli sarebbe arrivato a Capua dove consacrò vescovo Prisco (uno dei 72 discepoli di Cristo e, forse, padrone del cenacolo di Gerusalemme), affidando a lui la cura della nascente comunità della chiesa Capuana. San Prisco fu martirizzato nel 64 d.C. Da allora decine di martiri gettarono le fondamenta delle prime comunità cristiane di questa antica terra. Non a caso si svolse a Capua il Concilio Mariano del 391 – 392 e in occasione del XVI centenario, Giovanni Paolo II, il 24 maggio 1992 lo ha voluto celebrare con la sua solenne visita. Addirittura S. Ambrogio di Milano, defini’ questa città Portum Tranqullitatis. In una notte dell’anno 787 sarebbe rimasto, nella chiesa di S. Maria Maggiore, Carlo Magno, allora re dei Franchi, che aveva deciso di punire Arechi, principe di Benevento, colpevole di ribellione. Il principe fu salvato per intercessione del vescovo di Capua e dei vescovi delle vicine diocesi. Nell’ 841 in seguito alla quasi totale distruzione della città eseguita da bande di Saraceni assoldate da Radelchi, la popolazione superstite resto’ aggregata alla chiesa di S. Maria Maggiore, e lentamente la città si ricostitui’ intorno alle basiliche cristiane. Il culto e la devozione diventa sostegno e protezione per la città e per la sua popolazione. Con il periodo Angioino il casale di S. Maria Maggiore comincio’ ad acquistare una certa preminenza rispetto ad altri casali di Capua( città rifondata nell’856 dai Longobardi sull’antica Casilinum). Infatti re Roberto, detto il Saggio, nacque a S.Maria nel 1278 e fu battezzato l’anno dopo nella chiesa di S. Maria Maggiore. I sovrani d’Aragona nel XV amavano venire a S. Maria alla festa che si celebrava in onore della Madonna Assunta. Nel Settecento è meta di viaggiatori richaimati dall’eterno fascino delle sue grandiose rovine. Per la costruzione della vicina reggia di Caserta molte famiglie nobili si stabilirono dando uno sviluppo economico e sociale che nel 1806 Giuseppe Bonaparte la designo’ capoluogo di provincia e sede di tribunali, anche per premiare la popolazione che contribui’ alla rivoluzione contro i Borboni nel 1799. Il I Ottobre 1860 si svolse alla porte della città la battaglia del Volturno nella quale Garibaldi sconfisse il regno Borbonico e consenti’ l’unificazione nazionale. Santa Maria fu uno dei centri di diffusione delle idee democratiche e repubblicane: il sammaritano Errico Malatesta rappresenta uno dei maggiori esponenti del pensiero anarchico. Dal Novecento ad oggi la città è passata da un’economia agricola gestita da una borghesia agraria ad un’economia post industriale catapultata nell’ era della globalizzazione senza una preparazione adeguata. Tuttavia i Sammaritani sono ancora legati alla festa della Madonna Assunta, per incontrarsi usano ancora fare, lo struscio (ovvero passeggiare per il corso), almeno due volte alla settimana non possono fare a meno del mercato, luogo vivace e colorito meta di tutti i lavoratori immigrati: albanesi e magrebini, nigeriani e senegalesi, polacchi, romeni e ucraini.