prov. di benevento

S. Agata dei Goti (Bn), piazzetta del Carmine

S. Agata dei Goti (Bn), piazzetta del CarmineLa cittadella storica si erge su una propaggine tufacea tra il Martorano e il Riello, due affluenti del fiume Isclero, che formano uno spettacolare incrocio di profondissimi valloni, in era geologica epicentro di un violentissimo sisma; l’intera città si sviluppa alle falde del monte Maineto (556 m), oltre il torrente Martorano. La pianta della Città antica è a semicerchio e misura 1 km in lunghezza, con diametro diretto da sud a nord. Tutto il territorio comunale si distende alle falde del monte Taburno con un’ escursione altimetrica di 1283 metri, con un minimo di 40 ed un massimo di 1323 metri: monte ricco di sorgenti ed infatti le fontane della Reggia di Caserta sono alimentate da acque estratte da questo territorio (sorgenti del Fizzo) e convogliate nell’acquedotto carolino, architettato da Luigi Vanvitelli, che attraversa per molta parte del suo percorso le colline prospicienti Sant’Agata. Gli storici concordano sull’ipotesi che l’attuale centro abitato di Sant’Agata de’ Goti sorga sul territorio dove un tempo si estendeva l’antica città caudina di Saticula. Necropoli sannite sono infatti venute alla luce nella zona nord del territorio santagatese, nell’area compresa tra il fiume Isclero ed il comune di Frasso Telesino. Il villaggio di Saticula venne citato da Tito Livio prima e da Virgilio poi nel testo dell’Eneide. Durante le vicende inerenti la seconda guerra sannitica (315 a.C.) venne occupata dal dittatore Lucio Emilio ma il borgo resistette in assedio per due anni e fu presa solo grazie sll’intervento di Quinto Fabio Massimo. Successivamente restò fedele a Roma anche durante la seconda guerra punica. È a questo punto che probabilmente gli insediamenti abitativi si allontanano dalla valle dell’Isclero per spostarsi più a Sud. Ville di epoca romana sono state infatti rinvenute nella zona a sud di Sant’Agata. Non si può invece dire quando sia stata per la prima volta abitata la rocca tufacea che oggi ospita il centro storico di Sant’Agata, sicuramente abitata ai tempi della venuta dei Longobardi. Man mano che i Romani perdevano il controllo sull’intera penisola il territorio di Saticula divenne sempre più teatro delle scorribande delle tribù barbare degli Unni, dei Vandali e dei Goti. Così per molto tempo si è pensato di attribuire l’origine del toponimo “de’ Goti” alla venuta in Campania dei Goti. La tesi appare però oggi meno accreditata rispetto a quella che attribuisce il nome della città alla famiglia francese dei De Goth. Infatti è solo dopo il 1300 che i carteggi ufficiali riportano il toponimo completo. Durante il Medioevo Sant’Agata fu dominio prima Longobardo, poi Normanno, quindi Svevo ed Angioino. Conquistata dai Longobardi venne inglobata nel Ducato di Benevento. A seguito dell’alleanza con i bizantini venne assediata e conquistata da Ludovico II nell’886 mentre nel 1066 passò sotto il dominio dei normanni. Nel 1230 fu ceduta a Papa Gregorio IX per poi andare nelle mani dei Siginulfo e degli Artus. Nel 1400 divenne possedimento dei Della Ratta, nel 1528 degli Acquaviva e infine nel 1696 dei Carafa, conti di Cerreto Sannita che la tennero sino all’abolizione del feudalesimo avvenuta nel 1806. Sede vescovile dal V secolo fino a pochi decenni fa, ha avuto tra i suoi vescovi Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, alla guida della diocesi per tredici anni, e Felice Peretti (dal 1566 al 1571), poi Papa con il nome di Sisto V.

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